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martedì 5 gennaio 2010

Juno







Tutte le volte che mi trovo a descrivere questo film, mi viene istintivo fare gli occhi a fessura e miagolare "CARIIIINO",perchè per me Juno è così, proprio carino!
Lo stile mi piace un sacco, l'ambientazione, la semplicità dei personaggi, il succedersi delle stagioni in stile fumetto.
Mi viene voglia di entrarci.

Ok,ok,ok, ci sarebbe da disquisire riguardo la leggerezza con cui viene trattato il tema, (gravidanze in adolescenza, adozione..), però boh, forse è anche un po' quello che mi piace, la leggerezza senza gravità con cui passa la storia, la fantastica figura del padre e della matrigna, bLeeker, e poi, Juno.
ok,ok,ok, patti, si, è troppo scema, però come personaggio da film, la prediligo.

memorabili le frasi:


"So che uno dovrebbe innamorarsi prima di riprodursi ma credo che la normalità non faccia per noi!"
Juno

"Io sono un veicolo di santità, tu nella pancia hai solo cibo messicano...!"

Juno

"Tesoro,La persona giusta penserà che caghi rose dal sedere.. "

Papà di Juno.

"Bleeker tu mi piaci, perchè sei come sei, e non ti sforzi"
"in realtà mi sforzo un casino".

Juno e Bleeker.

"Bè si, a parte che sul fronte tic tac credo di essere aposto fino all'università"
Bleeker.

Memorabile e più che perfetta la colonna sonora.
Per non parlare della canzone finale, cantata da loro.
Juno secondo me dice tante cose, aldilà della storia.



ANYONE ELSE BUT YOU

You're a part time lover and a full time friend
The monkey on you're back is the latest trend
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

I kiss you on the brain in the shadow of a train
I kiss you all starry eyed, my body's swinging from side to side
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

Here is the church and here is the steeple
We sure are cute for two ugly people
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

The pebbles forgive me, the trees forgive me
So why can't, you forgive me?
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

I will find my nitch in your car
With my mp3 DVD rumple-packed guitar
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

Du du du du du du dudu
Du du du du du du dudu
Du du du du du du dudu du

Up up down down left right left right B A start
Just because we use cheats doesn't mean we're not smart
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

You are always trying to keep it real
I'm in love with how you feel
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

We both have shiny happy fits of rage
You want more fans, I want more stage
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

Don Quixote was a steel driving man
My name is Adam I'm your biggest fan
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

Squinched up your face and did a dance
You shook a little turd out of the bottom of your pants
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you

Du du du du du du dudu
Du du du du du du dudu
Du du du du du du dudu du
But you


FINISCO SEMPRE CON UN SORRISO.
adesso vado in biblio, cià!
p.s.

Il blog non è più serrato, cioè potete commentare senza menate, olè olè olè!

p.p.s i più attenti noteranno sulla destra i faccioni dell'olimpo del grunge, chi morto chi vivo, che..fa un po' nerz, in fila, sembra fatto apposta tipo da enciclopedia, ma giuro che voglio molto bene, ma molto, a ognuno di loro, e che ho solo pensato,
"oh qui di fianco mancano alcune facce mitologiche cazzo, e tac! senza volerlo, il grunge!!"
eheh

cià

sabato 10 ottobre 2009

L'onda


Corso integrato di deontologia, ho già detto tutto.

Due maroni che mi sfiorano le all star sbragate.
e la fukin frequenza obbligatoria che mi costringe col culo su ste sedie pieghevoli.uffauffauffauffauffa!!!!!

le soluzioni sono due: o ti fai forza e pensi che sarà tutto oro sul tuo ormai prossimo profilo professionale, o evadi con la mente, le famose seghe mentali.

La prima la penso, e in una frazione di secondo caccio un vaffanculo interno che è al limite per diventare esterno e quindi imbarazzante.
vai con la seconda, come se in 5 anni di liceo non fossi diventata la campionessa mondiale indiscussa di TRIPPERIA, viaggi senza biglietto, chiamali come vuoi.yahoo!

Poi...come non troppo spesso accade, la terza alternativa arriva dal simpatico profsenzacolpe, che in quanto buon uomo, l'ha capita che 8 ore a parlare di sociologiadeirapportidellavorosticazzi anche no, e quindi "ragazzi vi faccio vedere un film, invece che proiettare le slides sulla leadership.

bela!
quindi..


Un professore anarchico-sognatore si trova costretto dal preside del liceo tedesco in cui lavora, a tenere un corso di storia sull'Autocrazia.
Decide di impostarlo in modo da ricreare una sorta di simulazione, crea un gruppo, l'onda, per cui i ragazzi si impegnano, in cui butta ideali, regolato da gerarchie e discipline ferree(saluto, divisa,regole..).
Il risultato è spiazzante.
molto semplice, senza troppe pretese di filosofia.
Mi è piaciuto punto, ti viene da dire, ehvabècazzoscontatO!!
scontato un cazzo!!perchè è maledettamente vero!inquieta pensare al potere della coesione, della leadership, mamma mia!

notte!
p.s.
FORZA FACOM!!! prima di campionato andata con un bel 3-1 fatto ingugnare a S.feliz on the paneir, belaaaaaahhh!

Benni

lunedì 29 dicembre 2008

Le Scaphandre e le Papillon

Lo Scafandro e La Farfalla.
Jean Dominique Bauby a 43 anni è colpito da un ictus che compromette gravemente la struttura del Tronco dell'encefalo.
E' affetto da quella che in ambito medico viene chiamata "Locked-in Syndrome"(L.I.S.)

"non è affatto consolante, ma ci sono le stesse probabilità di cadere in questa trappola quante di vincere il superpremio alla lotteria.."

Completamente vigile, è affetto da una paralisi totale, che gli risparmia la palpebra destra, unico mezzo di comunicazione col mondo.
Non può parlare, e l'unica soluzione per interagire con gli altri è chiudere l'occhio sulla lettera desiderata, mentre l'interlocutore gli snocciola a memoria l'alfabeto opportunamente modificato con le lettere in ordine di frequenza d'uso nella lingua francese.
Questa estenuante procedura gli ha permesso di scrivere un libro sotto dettatura, che ha avuto la "fortuna" di poter vedere pubblicato, poco prima di morire per arresto cardiaco nel 1997, dopo due anni di L.I.S.

Ne è stato tratto un film, a mio parere davero bello, onorato da parecchi premi, che ripercorre la sua malattia attraverso il suo occhio e la sua angoscia.

prima di morire Jean-Do ha fondato l'A.L.I.S., l'association of the locked in syndrome., che ha sede a Parigi, dove viveva e lavorava come caporedattore della rivista Elle prima dell'incidente.

Ne avevo sentito parlare a lezione di Neuro si questa malattia, e dove facciamo tirocinio, ogni tanto capita di vederne qualcuno.
Pensare che un giorno mi potrò trovare a lavorare con pazienti del genere mi destabilizza, mi riempie di paura, mi entusiasma.
Anche se prego di non farmi contagiare dalla maledetta "compassione da malattia grave", e di diventare come quelli che se non c'è un che di eccezionalità, non si sentono abbastanza Superman.
Spero di riuscire sempre a riconoscere l'eccezionalità di un ottantenne emiplegico che torna camminare, anche se non è giornalista, anche se non uscirà un libro esaltante sualla sua storia.

(E,S,A,R,I,N,T,U,L,O,M,P,D,C,F,B,V,H,G,J,Q,Z,Y,K,X,W)

Il film rende bene, ma il libro è davvero sconvolgente.
E mi vien da pensare a Jean -Do, e a tutti i Jean-Do intrappolati nel loro pesantissimo scafandro, che magari proprio in questo momento, chissà dove staranno facendo volare le loro farfalle.
Mi vien da pensare alle famiglie di questi ammalati, ai malati di SLA sempre più numerosi, alla tremenda angoscia che li colpisce, alle loro vite che si racchiudono in una stanza che diventa scenario invariato della vita del malato per anni.
Mi fa pensare la sua irresistibile ironia.
Mi vien da pensare all'eccezionale capacità del cervello umano , alle famose Rappresentazioni Mentali, che tutt'altro che astratte e evanescenti, hanno tenuto in vita Jean Do, permettendogli di raccontarci la sua malattia.
A noi che siamo solo "schifosissimi esseri sani" , come disse il mio prof d'anatomia.

Mi vien da pensare che tutto sia così difficile, che il relativismo mi faccia sempre più schifo, e paura.



"Dietro le tende di tela tarmata un chiarore latteo annuncia l'avvicinarsi del mattino. Ho male ai calcagni, la testa come un'incudine e una sorta di scafandro racchiude tutto il mio corpo. La mia camera esce dolcemente dalla penombra. Guardo in ogni particolare le foto di coloro che mi sono cari, i disegni dei bambini, i manifesti, il piccolo ciclista di latta che mi ha mandato un amico la vigilia della Parigi-Roubaix e la forca che sovrasta il letto dove sono incrostato come un paguro bernardo nella sua conchiglia.
Non ho bisogno di molto tempo per sapere dove sono e per ricordarmi che la mia vita si è capovolta quel venerdì 8 dicembre dell'anno scorso.
Fino ad allora non avevo mai sentito parlare del tronco cerebrale. Quel giorno invece ho scoperto tutta in una volta questa parte maestra del nostro computer di bordo, passaggio obbligato tra il cervello e le terminazioni nervose, nel momento in cui un incidente vascolare ha messo fuori uso il suddetto tronco. Un tempo si chiamava "congestione cerebrale" e molto più semplicemente se ne moriva. Il progresso delle tecniche di rianimazione ha reso più sofisticata la punizione. Se ne scampa ma accompagnati da quella che la medicina anglosassone ha giustamente battezzato locked-in syndrome: paralizzato dalla testa ai piedi, il paziente è bloccato all'interno di se stesso, con la mente intatta e i battiti della palpebra sinistra come unico mezzo di comunicazione.
Ovviamente, il principale interessato è l'ultimo a essere messo al corrente di queste gratifiche. Da parte mia, ho avuto diritto a 20 giorni di coma e a qualche settimana di nebbia prima di rendermi veramente conto dell'entità dei danni. Ne sono emerso solo alla fine di gennaio nella camera numero 119 dell'ospedale marittimo di Berck, dove penetrano ora le prime luci dell'alba.
È una mattina come tutte le altre. Alle sette la campana della cappella ricomincia a segnare il fuggire del tempo, quarto d'ora dopo quarto d'ora. Dopo la tregua della notte, i miei bronchi intasati si rimettono a brontolare rumorosamente.
Contratte sul lenzuolo giallo, le mani mi fanno soffrire senza che io arrivi a capire se sono bollenti o gelate. Per lottare contro l'anchilosi faccio scattare un movimento riflesso di stiramento che fa muovere braccia e gambe di qualche millimetro. Talvolta basta a dare sollievo a un arto indolenzito.
Lo scafandro si fa meno opprimente, e il pensiero può vagabondare come una farfalla. C'è tanto da fare. Si può volare nello spazio e nel tempo, partire per la Terra del Fuoco o per la corte di re Mida, si può fare visita alla donna amata, scivolarle vicino e accarezzarle il viso ancora addormentato.Si possono costruire castelli in spagna, conquistare il vello d'oro, scoprire Atlantide, realizzare i sogni di bambino e le speranze di adulto..
Fine delle divagazioni, bisogna che inizi a comporre i diari di questo viaggio immobile, per essere pronto quando l'inviato del mio editore verrà a raccogliere il mio dettato, lettera per lettera.
Nella mente mescolo dieci volte ogni frase, tolgo una parola, aggiungo un aggettivo e imparo il testo a memoria, paragrafo dopo paragrafo."

Jean Dominique Bauby.
Berk-Plage luglio-agosto 1996.

Benny pensosa.

venerdì 26 dicembre 2008

Misery non deve morire.





Stavolta la trama la scrivo io, è il mio blog, non è serio copiaeincollare!

Allora, Paul Sheldon (richiamo a Sidney Sheldon, celeberrimo autore di romanzi rosa?!) è uno scrittore che ha raggiunto un grandioso successo grazie alla saga di romanzi che vede come protagonista Misery, una giovane ragazza che vive vicende amorose e non nell'ottocento.
Stanco di essere riconosciuto solo per Misery, decide di farla morire nell'ultimo libro della serie, che uscirà a breve.
Per accertarsi che la sua fama sia davvero slegata dal successo dell'eroina protagonista, scrive un nuovo romanzo, completamente diverso come genere, ma fa un incidente in auto mentre si sta recando a consegnare il manoscritto alla sua editrice.
Viene salvato nel bel mezzo di una tormenta di neve che lo avrebbe sepolto da una donna, che si rivelerà essere la sua più grande fan , oltre che un'infermiera in grado di rimetterlo in sesto.
Completamente immobolizzato a causa di fratture multiple alle gambe e in preda da atroci dolori, Paul comincia a notare comportamenti strani da Annie, che quando legge l'ultimo libro appena uscito, e apprende della morte di Misery comincia a torturarlo, fino a costringerlo a scrivere un proseguo, in cui ovviamente Misery in un qualche modo improbabile resuscita.
Telefoni staccati, isolato dalla civiltà Paul è in preda di una maniaca psicopatica che alterna momenti di adorazione a attimi in cui sembra impersonare "la punitrice di Dio"..un po' infatti mi ricorda Seven come genere di "cattivo".


Kathy Bates la amavo già da Pomodori verdi fritti, qua è geniale, Oscar più che meritato come miglior attrice protagonista.

Ah, mi ero dimenticata, è tratto da un film del King (stephen) del thriller, e ggiuro che merita come se non più di Shining.
Ho fatto più di una volta il classico "ooooohh" da respiro trattenuto da scanto, e ancora, mi son trovata un paio di volte raggomitolata nell'angolo del divano coi pugni rigidi,
cazzo che Trip!!!!

amo fare di lavoro "guardare i film"

giovedì 25 dicembre 2008

Giù al Nord




Philippe è direttore di un ufficio postale in Provenza. Obbligato al trasferimento tenta di farsi mandare in Costa Azzurra e, per ottenere l'assegnazione, inscena un trucco che viene scoperto. A questo punto potrebbe temere il licenziamento. Invece gli accade…di peggio. Viene destinato all'ufficio postale di Bergues nel Nord-Pas de Calais. Non c'è nessuno che non lo compatisca, perfino un agente della polizia stradale lo commisera quando viene a conoscenza della sua meta. La moglie, caduta praticamente in depressione alla notizia, non lo segue. Giunto a destinazione tutto sembra così come era stato narrato. I locali parlano un dialetto pressoché incomprensibile, il cibo non è allettante e l'appartamento dove dovrebbe andare a vivere è privo di mobilio. Ma ben presto le cose cambiano. Philippe, grazie all'umanità del postino Antoine e dei colleghi dell'ufficio scoprirà che si può vivere (e vivere bene) anche al Nord ma come farlo capire a sua moglie?
Successo travolgente al box office francese questo film di Daniel Boom . Un successo quasi inatteso perché il tema non era dei più semplici: il pregiudizio e, soprattutto, un pregiudizio legato a una regione della Francia. Il Nord sopra Parigi (l'area di Lille) è considerato dai francesi un luogo buio, dove fa freddo e piove sempre abitato da gente rude, poco socievole e dai gusti strani. Per di più parlano un dialetto-lingua detto Ch'timi perché in quell'idioma la ‘s' francese suona ‘ch' e il ‘toi' e ‘moi' diventano ‘ti' e ‘mi'. Kad Merad nel ruolo di Philippe riesce a rendere perfettamente il disagio di chi parte con addosso il fardello del pregiudizio verso una destinazione in cui dovrà permanere per un non breve periodo. I primi incontri non faranno che rafforzare la prima impressione ma non si tratta che della facciata. La comprensione è possibile e si sviluppa grazie alle piccole situazioni quotidiane e ad un pizzico di commedia con qualche tratto di surreale (vedi la consegna a domicilio della posta con progressiva ubriacatura dovuta agli utenti ospitali).
Quello che alla commedia italiana riesce sempre più difficile fare sembra invece ancora possibile in Francia: coniugare il divertimento con l'umanità e con un messaggio non declamato e non didascalico. È ancora possibile conoscersi e comprendersi nonostante la sedimentazione di stereotipi. È sufficiente provare ad andare oltre, provare a capirsi. Magari anche arredando, con mobili presi qua e là, un appartamento e mangiando in piazza le frites. Boom, che è del Nord, da tempo attendeva il momento di poter lavorare su questi temi. C'è riuscito e il pubblico francese gliene ha dato calorosamente atto. Cosa accadrà da noi? Il glorioso doppiaggio italiano è chiamato al miracolo.


W guardare film da buona tradizione a Natale.

W i film francesi simpatici (siamo a quota 3)

Bello, bello, bello.


Benedetta Natalizia.

mercoledì 17 dicembre 2008

sepoffà.


Ah i film italiani guardabili.

Ah, i film piacevoli davvero..



"Milano, primi anni '80. Nello è un sindacalista dalle idee troppo avanzate per il suo tempo. Ritenuto scomodo all'interno del sindacato viene allontanato e "retrocesso" al ruolo di direttore della Cooperativa 180, un'associazione di malati di mente liberati dalla legge Basaglia e impegnati in (inutili) attività assistenziali. Trovandosi a stretto contatto con i suoi nuovi dipendenti e scovate in ognuno di loro delle potenzialità, decide di umanizzarli coinvolgendoli in un lavoro di squadra. Andando contro lo scetticismo del medico psichiatra che li ha in cura, Nello integra nel mercato i soci della Cooperativa con un'attività innovativa e produttiva.
"La follia è una condizione umana" dichiarava Basaglia, psichiatra. "In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla". Prima dell'introduzione in Italia della "legge 180/78", detta anche legge Basaglia, i manicomi erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di ogni tipo, dall'elettroshock alla malarioterapia. Il film di Giulio Manfredonia si colloca proprio negli anni in cui venivano chiusi i primi ospedali psichiatrici e s'incarica di raccontare un mondo che il cinema frequenta raramente, non tanto quello trito e ritrito della follia, quanto quello dei confini allargati in una società impreparata ad accoglierne gli adepti. Attenzione però. Il regista evita accuratamente qualunque tipo di enfasi, sfiorando appena la drammaticità senza spettacolarizzarla, in favore di un impianto arioso, ridente, talvolta comico, letiziando lo spettatore con una commedia (umana) che diverte e allo stesso tempo fa riflettere.
Se Pippo Delbono nel documentario Grido mostrava una via alternativa alla pazzia attraverso il teatro, Manfredonia tramuta episodi reali - e nello specifico la storia della Cooperativa Sociale Noncello - in fiction, trattando con la dovuta discrezione un argomento tanto delicato che appartiene alla storia dell'Italia, nel rispetto di chi convive con l'infermità mentale e di chi ci lavora. La sceneggiatura scritta a quattro mani insieme all'autore del soggetto Fabio Bonifacci non ha falle e permette agli attori di immergersi nella condizione dei loro personaggi con grazia. Sebbene Claudio Bisio dia un'ottima prova recitativa nei panni di Nello, Si può fare è il frutto di un lavoro collettivo che vede tutti gli interpreti (compreso il regista) impegnati a ricreare un ambiente credibile nel quale far muovere a piccoli passi un ensemble di "matti" talmente autentici da strappare un applauso."



Io per prima sono allergica ai temi da filosofia trattati da scemi compassionevoli.

Non è stato questo caso,

carino davvero.

Grazie Annabis.



Nota a piè di pagina:

Che belli cinema sopravvissuti di paese.

Alla fine tiro degli accidenti dal male al sacro però ..com'è a metà film vedere la pellicola che si sgranocchia, l'audio interrompersi e lo sfondo blu "INTERVALLO".

Anni ormai che non mi succedeva più, ventata di tradizione, ricordi.

E il mitico Sean Connery che è sempre lì alla San, e anche se ne strappa solo cinque di biglietti, lui da lì non si schioda!