Scala A 2 piano, camera 14.
La nonna fa fatica a stare nel letto, è grossa, non è mai comoda, ma è sempre lei.
"Stràla!" appena entro.
Parenti, pro zii, pro nipoti, mio padre, tutti attorno alla Pia che è fiacca.
Gli zii che intavolano un discorso su chi morirà prima, e la dialisi,e l'età.bello.
La signora del letto di fianco ha i baffi, belli bianchi.
Magrina, con gli occhiali spessi, mangia al tavolo, la aiuta quella che dev'essere sua figlia. Dopo poco la saluta, che si rivedranno stasera.
La signora non ha parlato fino a quel momento.
La figlia è sull'uscio ormai.
Una vocina piccola:
"da un bes ai putin".
gli occhi inondati, il dito che trema stringendo il lenzuolo, tutta rossa in viso.
La figlia dice che sarà fatto,ride uscendo, guardandomi:
"i putin i gh'han vintedu an"
venerdì 12 novembre 2010
mercoledì 10 novembre 2010
Sogno
E' la prima cosa che faccio, da quando ho ripristinato l'ortostatismo, perchè voglio che sia più vivida possibile, i sogni se ne vanno in fretta, fanno quasi male dal gran che sono vivi.. pensi alla colazione e già se ne sta andando, con le emozioni che era.
Eravamo in una casa, di quelle che danno in affitto alle parrocchie per i ritiri spirituali, mi sveglio tardi, esco, io so che è circa mezzogiorno, ma fuori è buio. La gente è in giro, le macchine tutto vive, ma è buio.
L'anna mi parla, scherziamo un po' come sempre, provo a trasmetterle quella preoccupazione che mi sta assalendo, ma oltre a confermare che è tutto molto strano, lei non sembra fare.
Continuo a camminare, e lo scenario è (pur non essendoci mai stata) di quelle città arabe da billionaire, una sorta di piccola venezia fatta a piscina, gente ricca, belle ragazza con tacchi alti, ed è ancora buio-giorno.
E' stato qualcosa di ancestrale, primordiale, non riesco spiegarlo, vicino alla paura della Fine.
Il buio di giorno.
Eravamo in una casa, di quelle che danno in affitto alle parrocchie per i ritiri spirituali, mi sveglio tardi, esco, io so che è circa mezzogiorno, ma fuori è buio. La gente è in giro, le macchine tutto vive, ma è buio.
L'anna mi parla, scherziamo un po' come sempre, provo a trasmetterle quella preoccupazione che mi sta assalendo, ma oltre a confermare che è tutto molto strano, lei non sembra fare.
Continuo a camminare, e lo scenario è (pur non essendoci mai stata) di quelle città arabe da billionaire, una sorta di piccola venezia fatta a piscina, gente ricca, belle ragazza con tacchi alti, ed è ancora buio-giorno.
E' stato qualcosa di ancestrale, primordiale, non riesco spiegarlo, vicino alla paura della Fine.
Il buio di giorno.
domenica 7 novembre 2010
lunedì 25 ottobre 2010
Monnezzari
Sono incazzata come una mosca incazzata.
Sarà che sto mangiando, e mi tocca vedere quelle facce, sentire quelle voci, sorbirmi questa vergogna.
Ma perchè sono nata in Italia, perchè devo per forza sentire almeno tre volte all'anno ste puttanate?assistere a sto teatrino impietoso?
Divento sprezzante, divento violenta cazzo.
Perchè non fa niente se sei ignorante, davvero, non fa niente, ma perchè devi insozzare la faccia pubblica dello stesso posto dove vivo io?
L'italia è la fiera del volgo volgare, la sagra dell'ignoranza pestilenziale, cazzo.
A mazzate, d'un dio, bisogna arrivargli tra capo e collo, annientarla quella casta.
(E i pellegrinaggi, oh i pellegrinaggi! oh i pellegrinaggi! perchè non ero nei paraggi?ad accoglierli porco giuda, ad accoglierli.)
Davvero non c'è un limite a sta produzione di mangime per sub-umani ciarloni?
Dio ma che schifo, cazzo, che schifo che mi fate.
Ogni tanto in preda ai miei deliri da oratrice quasi arrivo a desiderare che una qualche disgrazia succeda a me, o se non una disgrazia qualche cazzo di sfiga che possa essere data in pasto a sta merda di gente che popola il mio territorio e che magari oggi ho incrociato in macchina, (ci avrò anche preso il caffè vicino in bar), perchè mi fermino a me ste facce di cazzo, dio mio, ma vieni, vieni a suonarmi al citofono che poi scendo.
Fermami, ti prego, fermami per strada e chiedimi che cazzo ne penso.
Il titolo di Blob oggi era "monnezzari". sì,cazzo,sì.
Mi è ri venuta in mente l'Aquila, ci avevano allietato con un'altra infinita serie di processi pietosi, pagine nere, marce, maleodoranti del giornalismo italiano.
Giornalismo?ma cosa dico anche io? Dio mio, ma perchè le fanno andare in onda quella banda di puttane piangenti? ma perchè?
Mi vergogno che qualcuno di rispettabile possa trovarsi in Italia e accendere la televisione in questi giorni.
FAte cagare, cagare cazzo.vergogna.
ce l'ha una casa la barbara d'urso? una macchina ce l'ha quella faccia di cazzo?
domenica 17 ottobre 2010
Cosa guardi tesoro?
sabato 16 ottobre 2010
sabato 16 ottobre.
Tesi, trucchi, lauree,ufficio della mamma, ti è piaciuto l'incontro con baricco? colleghe simpatiche e piacevoli della mamma, ernie discali, amici preoccupati del vestito, risate, 23 anni, mio padre perennemente incazzato, sbattono le porte e il rumore mi innervosisce, è ora di pranzo, stivali, nebbiolina, freddo, colazione piacevole davanti a un titolo di giornale e "io l'avevo detto che c'entrava anche lei".
Poi per il centro del paese, del borgo, passa un papà, e c'è un sacco di gente lì per lui. Oggi per qualcuno è una tragedia.
Domande, più che domande onde dentro, vorrei fermarmi, vorrei poter fare qualcosa.che idiota.
Mi dispiace.
Relatività retorica, lo so.
Poi per il centro del paese, del borgo, passa un papà, e c'è un sacco di gente lì per lui. Oggi per qualcuno è una tragedia.
Domande, più che domande onde dentro, vorrei fermarmi, vorrei poter fare qualcosa.che idiota.
Mi dispiace.
Relatività retorica, lo so.
sabato 25 settembre 2010
Nuvoloso poco variabile.
Di solito capita nei momenti iniziali di un esperienza,di un incontro, quando ci si affaccia insieme sull'essere lì, sul perchè.
"chi sei? cosa fai? quali sono le tue passioni, perchè hai deciso di essere qui?"
Poco importa dove accade.se al corso di rianimazione cardiopolmonare, se al primo giorno di università,se agli AA, o davanti a un caffè.
Il fatto è che te l'han fatta quella domanda lì.
Inaspettatamente non mi riferisco alla prima (a cui rispondo sfoggiando incredibili capacità introspettive: Elena), nè alla seconda (fra poco fisioterapizza), ma alla terza.
E' capitato diverse volte.e sempre, avrei voluto un'ora per spiegare. Non l'ho mai fatto perchè sono sempre stata piuttosto cosciente che al pubblico fregasse il giusto.
E allora morendo un po' nel corazon, rispondo con uno sforzo immane:
"beh la musica, poi scrivere."
ahrgh! lance che mi trafiggono il costato.
Perchè..dear pubblico del momento.. a me non piace la musica.
Non è così,
c'è di più,
vorrei spiegarmi.
Pubblico qua io ho bisogno di raccontarti,
a me non è che piace la musica,
è una questione di me,
qua si parla del QUID.
mica pizza e fichi.
Si vabè, ascolto la radio in macchina.canticchio salendo le scale, sculetto a tempo in discoteca, sì, ma non parlo di quello.
Come faccio qua, in piedi, davanti a gente che non conosco a spiegare il mare?
Come faccio a spiegarMI?.
Poi sai che c'è?
C'è che in ogni caso, anche se questa fosse un'assemblea dove buddha ha riunito i protagonisti umani della mia vita,invece che un gruppetto da venti di facce semi ignote, non riuscirei a rendere.
Perchè.. due minuti fa stavo stendendo la lavatrice di roba chiara,i-pollo on, ed è partita Comatose.
Bollo,( o bollisco?)
cioè io bollo capito, la pentola ok?
ribollo, qualcosa dentro si muove.
E se fino a lì di danni non se ne sono fatti, dopo parte Come back, e si getta il sale grosso.sbbbbzzzzbhhsshhh!
Io sento gli odori, percorro le strade, riaccarezzo i visi lontani di quegli anni lì.Mi fermo, succede qualcosa di bello.
Sento di volere BENE a un quasi cinquantenne californiano, che ignora la mia esistenza, e a cui ogni tanto fantastico di scrivere due righe.
Gli voglio bene per come urla di tornare indietro, e voglio bene a quella chitarra lì, per quello che mi fa. per quello che schiude nell'assolo.non è che voglio bene alla Strato, voglio bene a quelle note lì.
gli voglio bene, come a una lettera in un cassetto, come a una telefonata, come a un gatto.
Non è mia, in qualche momento sarà stata anche prostituita come qualcosa di commerciale, qualcuno ci avrà anche parlato sopra a quella chitarra lì, distrattamente, bevendo birra.
Ma mentre stendo, parla di me.
Terza traccia in ripetizione casuale, 1979.
Prime note, il suono si avvicina, so già cosa dirà billy.
Mi devo ripetere?
vabè.
Buon sabato.
"chi sei? cosa fai? quali sono le tue passioni, perchè hai deciso di essere qui?"
Poco importa dove accade.se al corso di rianimazione cardiopolmonare, se al primo giorno di università,se agli AA, o davanti a un caffè.
Il fatto è che te l'han fatta quella domanda lì.
Inaspettatamente non mi riferisco alla prima (a cui rispondo sfoggiando incredibili capacità introspettive: Elena), nè alla seconda (fra poco fisioterapizza), ma alla terza.
E' capitato diverse volte.e sempre, avrei voluto un'ora per spiegare. Non l'ho mai fatto perchè sono sempre stata piuttosto cosciente che al pubblico fregasse il giusto.
E allora morendo un po' nel corazon, rispondo con uno sforzo immane:
"beh la musica, poi scrivere."
ahrgh! lance che mi trafiggono il costato.
Perchè..dear pubblico del momento.. a me non piace la musica.
Non è così,
c'è di più,
vorrei spiegarmi.
Pubblico qua io ho bisogno di raccontarti,
a me non è che piace la musica,
è una questione di me,
qua si parla del QUID.
mica pizza e fichi.
Si vabè, ascolto la radio in macchina.canticchio salendo le scale, sculetto a tempo in discoteca, sì, ma non parlo di quello.
Come faccio qua, in piedi, davanti a gente che non conosco a spiegare il mare?
Come faccio a spiegarMI?.
Poi sai che c'è?
C'è che in ogni caso, anche se questa fosse un'assemblea dove buddha ha riunito i protagonisti umani della mia vita,invece che un gruppetto da venti di facce semi ignote, non riuscirei a rendere.
Perchè.. due minuti fa stavo stendendo la lavatrice di roba chiara,i-pollo on, ed è partita Comatose.
Bollo,( o bollisco?)
cioè io bollo capito, la pentola ok?
ribollo, qualcosa dentro si muove.
E se fino a lì di danni non se ne sono fatti, dopo parte Come back, e si getta il sale grosso.sbbbbzzzzbhhsshhh!
Io sento gli odori, percorro le strade, riaccarezzo i visi lontani di quegli anni lì.Mi fermo, succede qualcosa di bello.
Sento di volere BENE a un quasi cinquantenne californiano, che ignora la mia esistenza, e a cui ogni tanto fantastico di scrivere due righe.
Gli voglio bene per come urla di tornare indietro, e voglio bene a quella chitarra lì, per quello che mi fa. per quello che schiude nell'assolo.non è che voglio bene alla Strato, voglio bene a quelle note lì.
gli voglio bene, come a una lettera in un cassetto, come a una telefonata, come a un gatto.
Non è mia, in qualche momento sarà stata anche prostituita come qualcosa di commerciale, qualcuno ci avrà anche parlato sopra a quella chitarra lì, distrattamente, bevendo birra.
Ma mentre stendo, parla di me.
Terza traccia in ripetizione casuale, 1979.
Prime note, il suono si avvicina, so già cosa dirà billy.
Mi devo ripetere?
vabè.
Buon sabato.
venerdì 24 settembre 2010
Poi passa.
Mi viene un gran caldo,
poi qualcosa di simile alla frenesia,
i pensieri razionali e maturi sono spintonati malamente via dal mio cervello da un buttafuori nerboruto, ma soprattutto cieco.
Le buone intenzioni hanno fatto la fine della zanzara che sulla mia scrivania ora giace impotente, una virgola di sangue (il mio) tutta attorno.
Poi mi assale un'onda.
Mi maledico per non aver optato per il sonnellino.
Vorrei fumare, adesso, qua, in camera mia.
(Dove zono i miei sigaretti?)
mi impongo di calmarmi.
Mi ascolto una canzone bellissima e triste.
Mentre vado in bagno ho voglia di piangere.
Va bene così.
poi qualcosa di simile alla frenesia,
i pensieri razionali e maturi sono spintonati malamente via dal mio cervello da un buttafuori nerboruto, ma soprattutto cieco.
Le buone intenzioni hanno fatto la fine della zanzara che sulla mia scrivania ora giace impotente, una virgola di sangue (il mio) tutta attorno.
Poi mi assale un'onda.
Mi maledico per non aver optato per il sonnellino.
Vorrei fumare, adesso, qua, in camera mia.
(Dove zono i miei sigaretti?)
mi impongo di calmarmi.
Mi ascolto una canzone bellissima e triste.
Mentre vado in bagno ho voglia di piangere.
Va bene così.
martedì 21 settembre 2010
ingulassorrt.
IMMGINARSI RIVINCITE MENTALI GLORIOSE,
QUANDO NELLA REALTà SORRIDI, MANDI GIù E ESCI CON STILE
Ci sono momenti nella giornata, in cui se fossimo in un cartone animato,gli orifizi anatomici del mio corpo, improvvisamente prenderebbero a fumare, come succede nelle pentole a pressione quando la mamma fa il riso.
C’è troppo dentro, da qualche parte deve pur uscire, come fa a stare tutto dentro a questo cervello stanco?
Essere me, in alcuni giorni è stancante.
Essere noi, intendo.
Non è poi così onesto da parte del mondo chiedere di essere così tante persone, in un giorno solo, come faccio? Non è giusto. Ci saremo anche passati tutti ma non è giusto.
Perché nel nostro mondo c’è così poca possibilità di essere noi stessi?
Forse saremmo esseri non dico più felici, ma meno frustrati, se potessimo essere più spesso noi.
Perché faccio così poco quello che mi piace?
Perché ci fiacchiamo i maroni a studiare cose di cui ci frega un 20 % , e a produrre PIL 8-9 ore al dì, e solo 5 a goderci la giornata?
Non sarà sottovalutata la potenza della soddisfazione, e della tranquillità?
Perché per esempio non si balla 5 minuti, dalle 8:25 alle 8:30, prima di mettersi sotto col lavoro?
Perché non ce la facciamo una cazzo di risata?
Perché ci godi a farmi sentire idiota? Perché lo fai davanti a più persone possibile? Perché ne approfitti del fatto che mi conviene tacere?
Ma soprattutto, perché cazzo lo fai con quel sorrisino incagabile finto-pacifista “nonhonientecontroditetisembrasolo” stampato in ghigno?
Oh, ma non sarò allieva per sempre, stronza.
Oggi giuro non so perché, mi è venuta in mente l’immagine di un papero, sdraiato a letto, che sospira stanco scuotendo il becco, e guardandomi sconsolato.
È stato bellissimo.
Cià.
sabato 11 settembre 2010
Ricomincio da me.
-da due giorni in casa mia è ritornato il mio odore preferito, forse era il caldo ad averlo temporaneamente "abbassato", bentornato caro.
-queste mattine metterebbero di buon umore anche Pino Scotto. Colazione alle 9 e 30 nella piazza del tuo paese,un clima perfetto, dico, perfetto, la nonna e il nonno nel primo tavolino, appena arrivo in compagnia di un'amica un "dio! la me stràla!", e paga lei, per me e per l'amica. pagarmi la colazione è fondamentale per lei, ci tiene tantissimo, e guai a discutere, robbi guarda risparmia il fiato, la "signora" non molla; il gesto non solo denota la sua sconfinata generosità, ma mi fa sentire più amata e protetta di venti messaggi d'amore, e dieci condom, uno sopra all'altro, rispettivamente.
-post pranzo di chiacchiere con la mamma che è in buona. scambio di opinioni su "quando mi vieni a prendere?" del liga. "ma perchè sei arrabbiata con liga?". provo a spiegarglielo. capisce.
-momento caffe sulla mia scrivania davanti alle facce avatarizzate di milioni di conoscenze, i loro link dimmerda, i loro link interessanti, le loro foto banali, le loro foto mozzafiato.
-mi stai guardando. la pianti? no dico, smettila. Adesso ti sposto dalla visuale, sto scrivendo, mi fai cazzo finire? oh! arrivo, spetta n'attimino.sei brutto, scritto male, noioso, ma la vinci tu, nella vita è tutta una questione di potere, e ne hai schifosamente di più tu in questo momento, ah ma non sarà sempre così pezzo dimmerda. mi laureerò bene. Bernstein del cazzo.
-Pertenze imminenti.
-dall'ultima volta che ho scritto ne è passata di acqua, di vita. ho moltissima voglia di scrivere, ma come al solito più che punti random che si susseguono, non riesco a fare.
-ho pensato che è ora di cominciare a fare quello che mi piace.
-a scrivere "acqua" la vescica ha dato un colpo forte, mi scappa.
ciao!
Elena.
venerdì 5 marzo 2010
Questo è importante.
Il vecchio si chiamava Beppo Spazzino. Aveva di sicuro un altro cognome ma, dato che di mestiere era spazzino e che tutti lo chiamavano così, anche lui aveva deciso che quel cognome gli stava bene.
Beppo Spazzino abitava in una capanna che si era costruito non lontano dall’anfiteatro, rimediando mattoni, pezzi di lamiera e cartone catramato. Era di statura inusitatamente piccola e per giunta un briciolino curvo, per cui superava Momo di ben poco. Portava sempre un po’ inclinata sulla spalla la grossa testa sormontata da un ciuffo di capelli ispidi e – poggiati sul naso – un paio di occhialetti con montatura di metallo.
Molta gente era del parere che a Beppo Spazzino mancasse più di un venerdì, perché, se interrogato, lui si limitava a sorridere amabilmente senza dare una risposta. Lui pensava. E se reputava che una risposta non fosse necessaria, taceva. Se invece la credeva necessaria, ci rifletteva sopra. Talvolta passavano due ore e talvolta anche un giorno intero prima che si decidesse a rispondere. Nel frattempo l’altro, logicamente, aveva dimenticato la domanda fatta e le parole di Beppo gli parevano bizzarre; ancor più bizzarre di quel che erano di solito perché Beppo usava parlare a frasi staccate e in modo stravagante.
Soltanto Momo era capace di attendere a lungo e di capirlo. Sapeva che lui si prendeva tanto tempo per non dire mai qualche cosa di insincero. Perché, nella sua opinione, tutta l’infelicità del mondo nasceva dalle troppe menzogne, quelle intenzionali ma anche quelle involontarie, tristi frutti della fretta e dell’indecisione.
Ogni mattina, assai prima che venisse giorno, andava in città, sulla sua vecchia bicicletta cigolante, fino a un grande edificio nel cui cortile attendeva, con i suoi compagni, che gli dessero una ramazza e un carretto e gli assegnassero una strada da spazzare.
A Beppo piaceva quell’ora prima dell’alba, quando la città dormiva ancora. E faceva il suo dovere volentieri e a fondo. Sapeva che era un lavoro assai necessario. Quando spazzava le strade andava piano ma con ritmo costante: ad ogni passo un respiro e ad ogni respiro un colpo di granata. Passo-respiro-colpo di scopa. Passo-respiro-colpo di scopa. Di tanto in tanto si fermava un momento e guardava, pensieroso, davanti a sé. E poi riprendeva. Passo-respiro-colpo di scopa.
Mentre si muoveva, con la strada sporca davanti e quella pulita dietro, gli venivano spesso in testa grandi pensieri. Pensieri senza parole, pensieri difficili da comunicare, come un determinato profumo del quale si ha un vago ricordo o come un colore visto in un sogno. Dopo il lavoro, quando si sedeva vicino a Momo, le spiegava i suoi grandi pensieri. E poiché lei ascoltava in quel suo modo speciale, gli si scioglieva la lingua e trovava le parole adatte.
“Vedi Momo”, le diceva, per esempio, “è così: certe volte hai davanti una strada lunghissima. Si crede che è troppo lunga: che mai potrà finire, uno pensa.”
Guardò un po’ in silenzio davanti a sé e poi proseguì: “E allora si comincia a fare in fretta. E sempre più in fretta. E ogni volta che alzi gli occhi vedi che la fatica non è diventata di meno. E ti sforzi ancora di più e ti viene la paura e alla fine resti senza fiato…e non ce la fai più…e la strada sta sempre là davanti. Non è così che si deve fare.”
Pensò ancora un poco, poi seguitò: “Non si deve mai pensare alla strada tutta in una volta, tutta intera, capisci? Si deve soltanto pensare al prossimo passo, al prossimo respiro, al prossimo colpo di scopa. Sempre soltanto al gesto che viene dopo”.
Di nuovo s’interruppe per riflettere, prima di aggiungere: “Allora c’è soddisfazione; questo è importante, perché allora si fa bene il lavoro. Così deve essere”.
E poi, dopo una nuova lunga pausa, proseguì: “E di colpo uno si accorge che, passo dopo passo, ha fatto tutta la strada. Non si sa come…e non si è senza respiro”. Assentì, approvandosi, e disse a mo’ di chiusura: “Questo è importante”.
avevo detto che lo facevo.
e in tempi di magra, direttamente proporzionali al grado di confusione-agitazione-vita fuori di qui, piuttosto che lasciar vuoto, riempio con parole sagge.
magari mi servisse.
magari servisse a chi come me,
vive perennemente col pepe in culo,
e quella paura insensata ma costante di perdere il treno,
di rimanere a piedi.
che allora
per paura
di perderlo
viviamo
male
tutto.
è vigliaccheria, nient'altro.proprio nient'altro.
ma sono brava ormai a nasconderla.
Il personaggio è interessante, quasi encomiabile.
io no.
Beppo Spazzino abitava in una capanna che si era costruito non lontano dall’anfiteatro, rimediando mattoni, pezzi di lamiera e cartone catramato. Era di statura inusitatamente piccola e per giunta un briciolino curvo, per cui superava Momo di ben poco. Portava sempre un po’ inclinata sulla spalla la grossa testa sormontata da un ciuffo di capelli ispidi e – poggiati sul naso – un paio di occhialetti con montatura di metallo.
Molta gente era del parere che a Beppo Spazzino mancasse più di un venerdì, perché, se interrogato, lui si limitava a sorridere amabilmente senza dare una risposta. Lui pensava. E se reputava che una risposta non fosse necessaria, taceva. Se invece la credeva necessaria, ci rifletteva sopra. Talvolta passavano due ore e talvolta anche un giorno intero prima che si decidesse a rispondere. Nel frattempo l’altro, logicamente, aveva dimenticato la domanda fatta e le parole di Beppo gli parevano bizzarre; ancor più bizzarre di quel che erano di solito perché Beppo usava parlare a frasi staccate e in modo stravagante.
Soltanto Momo era capace di attendere a lungo e di capirlo. Sapeva che lui si prendeva tanto tempo per non dire mai qualche cosa di insincero. Perché, nella sua opinione, tutta l’infelicità del mondo nasceva dalle troppe menzogne, quelle intenzionali ma anche quelle involontarie, tristi frutti della fretta e dell’indecisione.
Ogni mattina, assai prima che venisse giorno, andava in città, sulla sua vecchia bicicletta cigolante, fino a un grande edificio nel cui cortile attendeva, con i suoi compagni, che gli dessero una ramazza e un carretto e gli assegnassero una strada da spazzare.
A Beppo piaceva quell’ora prima dell’alba, quando la città dormiva ancora. E faceva il suo dovere volentieri e a fondo. Sapeva che era un lavoro assai necessario. Quando spazzava le strade andava piano ma con ritmo costante: ad ogni passo un respiro e ad ogni respiro un colpo di granata. Passo-respiro-colpo di scopa. Passo-respiro-colpo di scopa. Di tanto in tanto si fermava un momento e guardava, pensieroso, davanti a sé. E poi riprendeva. Passo-respiro-colpo di scopa.
Mentre si muoveva, con la strada sporca davanti e quella pulita dietro, gli venivano spesso in testa grandi pensieri. Pensieri senza parole, pensieri difficili da comunicare, come un determinato profumo del quale si ha un vago ricordo o come un colore visto in un sogno. Dopo il lavoro, quando si sedeva vicino a Momo, le spiegava i suoi grandi pensieri. E poiché lei ascoltava in quel suo modo speciale, gli si scioglieva la lingua e trovava le parole adatte.
“Vedi Momo”, le diceva, per esempio, “è così: certe volte hai davanti una strada lunghissima. Si crede che è troppo lunga: che mai potrà finire, uno pensa.”
Guardò un po’ in silenzio davanti a sé e poi proseguì: “E allora si comincia a fare in fretta. E sempre più in fretta. E ogni volta che alzi gli occhi vedi che la fatica non è diventata di meno. E ti sforzi ancora di più e ti viene la paura e alla fine resti senza fiato…e non ce la fai più…e la strada sta sempre là davanti. Non è così che si deve fare.”
Pensò ancora un poco, poi seguitò: “Non si deve mai pensare alla strada tutta in una volta, tutta intera, capisci? Si deve soltanto pensare al prossimo passo, al prossimo respiro, al prossimo colpo di scopa. Sempre soltanto al gesto che viene dopo”.
Di nuovo s’interruppe per riflettere, prima di aggiungere: “Allora c’è soddisfazione; questo è importante, perché allora si fa bene il lavoro. Così deve essere”.
E poi, dopo una nuova lunga pausa, proseguì: “E di colpo uno si accorge che, passo dopo passo, ha fatto tutta la strada. Non si sa come…e non si è senza respiro”. Assentì, approvandosi, e disse a mo’ di chiusura: “Questo è importante”.
avevo detto che lo facevo.
e in tempi di magra, direttamente proporzionali al grado di confusione-agitazione-vita fuori di qui, piuttosto che lasciar vuoto, riempio con parole sagge.
magari mi servisse.
magari servisse a chi come me,
vive perennemente col pepe in culo,
e quella paura insensata ma costante di perdere il treno,
di rimanere a piedi.
che allora
per paura
di perderlo
viviamo
male
tutto.
è vigliaccheria, nient'altro.proprio nient'altro.
ma sono brava ormai a nasconderla.
Il personaggio è interessante, quasi encomiabile.
io no.
domenica 24 gennaio 2010
gIULIANO pALMA @ ESTRAGON.
"...C'è CHE NON MI IMPORTA NIENTE DI TUTTA L'ALTRA GENTE..."
-voglia di fare qualcosa di diverso,
-Ho la profonda convinzione che un concerto ne valga comunque (quasi) sempre la pena, se sul palco ci sono degli ARTISTI ..anche se non è propriamente il tuo genere.
-prezzo più che ragionevole.
-Loco pure.
andiamo a sentire Giuliano Palma & the Bluebeaters!!
io lo odiavo, perchè è uno di quelli che senza colpa però..fa un singolo più che orecchiabile, e tac! fisso che per un mese ti fiaccano le balle per radio che è un lavoro brutto...Messico e Nuvole mi fa venire mal di pancia.
Conclusione che tanta roba!, genere molto particolare, però divertentissimo, mi trasporta direttamente negli anni cinquanta, fa un sacco atmosfera, poi impossibile stare fermi! coinvolgente!Bogaloo!!!
Poi io ho un certo lato un po' retrò, e le cover delle canzoni italiane anni 60, mi piacciono sempre!
poi la bbanda, cazzo!TR, TR,!
LA BBBANDA, ELWOOD, LA BBANDA!!!!
in definitiva bela!
sabato 23 gennaio 2010
No, no..è solo la tua urina.
na cosa veloce...e forse vinco il premio di post più inutile dell'anno.
Spogliatoio
docce, o doccie, come cazzo si scrive??
3 per lato, comunicanti fra loro.per un totale di 6.
per la legge delle palestre costruite negli anni 60, ne vanno 2.
La Facom si lava dopo la schiacciante vittoria contro l'impotente S.Happy o S.Gay con la quale ha inaugurato il girone di come back (come baaaaaack, come baaaack, uhh uhhhhhh, assolo..).
(ci sono due merde di bagni turca, a un metro dalle docce.)
zioccan
entro nelle docce, e c'è lei,già sotto, che piscia.
benny non ti rompe vero se faccio la pipì?mi son insaponata, adesso vieni pure.
NO TRANQUILLA.
che schifo di merda, ma ce la fai a urinare nella cazzo di turca per poi recarti a mondarti nella fuckin doccia zio bo?
un odore di piscio orripilante di quelli da bagno di stazione ferroviaria (cazzo hai mangiato???) per tutta la durata del mio processo di lavaggio che comprendeva anche i capelli quindi già di per se prolungato.tutto il tempo a guardare per terra, controllare che non ci fosse del giallo in cui stavo immergendo i miei piedi,e quello schifo acre che non se ne andava..
io sono particolarmente sensibile agli odori, e in vetta alla piramide di quelli insostenibili, ci sono vomito,piedi, merda, piscia, anice.
ma zio bo!!
FACOM, FACOM FACOM!!!! VETTA SEMPRE PIù VETTA!!!!
mercoledì 20 gennaio 2010
lunedì 18 gennaio 2010
Perchè son vivo, perchè son vivo.
Quei giorni
-che cominciano ricordandoti mentre ti lavi i denti, di cosa hai sognato: hai sognato lei e lui, che limonavano, si, che limonavano.L 'immagine è limpida.e ti viene voglia di ingoiare tutto il dentifricio che hai in bocca, poi aggiungerne altro dal tubetto, per poi attendere il conato e affrescare il bagno di vomito, poi bere una fiala per i capelli di mio padre, rimpicciolirmi come Alice, buttarmi nel cesso e tirare l'acqua maledicendo (sbraitando e pestando i piedi furiosamente) l'inconscio, Freud,ma soprattutto lei.muori.
invece, sputi, ti sciacqui, fai una risata amara, sospiri e scuoti la testa..poi fra i denti un bel "ma zioccan"mattutino.
-inutili, il loro essere è del tutto inutile al progredire della tua vita.
-in cui vedi solo delle fighe, e tu non ti senti in forma.
- in cui parli da sola.
-in cui vorresti essere la dea Calì, perchè camminare con due borse diventa una incredibile fonte di nervosismo, manco fossero duecento, le spalle non sono abbastanza larghe, la tracolla sliscia sul tessuto sintetico della giacca, per la quarantesima volta in cento metri tonf! la borsa ti cade sul gomito e fai lo stesso gesto per rimpiazzarla, tanto questione di secondi che torna giù.
Sono cose che influiscono considerevolmente sulla qualità di vita.
Sono stata a tanto così dal gettare tutto a terra, scoppiare a piangere urlando, calciando, pestando la borsa di merda sul marciapiede come una pazza tarantata.
-in cui ti chiedi cos'hai di sbagliato, cosa c'è stato di sbalgiato e ti fai domande idiote piene di se e ma.
- in cui giuri, passando davanti a una vetrina infame ultra specchiante che da oggi non mangi più un cazzo lo giuro, divento una di quelle mangia foglie e dimagrisco abbomba, poii entri da rita e ordini una margherita tonda,evvaffanculo.
-in cui le leggi di Murphy sono state scritte per te: se il cellulare suona, stai sicuro che è l'ultimo degli oggetti con cui la tua mano entrerà in contatto ravanando a random nella borsa, se al contrario hai bisogno dell'agendina, stai sicuro che entreranno in collisione con la tua mano nervosa i fazzoletti, il cellulare morto, la bottiglietta, lo specchietto, dei fogli inutili che non mi ricordo che cazzo di fanno nella mia borsa di merda, e per ultimo, quando sarai già stata costretta a fermarti,a chinarti chiamando in aiuto il senso della vista, la fottuta agendina cazzosa.
- in cui vorresti disperatamente che lo stare meglio fosse legato a qualcosa da fare, invece che al contario,al dover aspettare, evitare, fare altro, vivere la tua vita
- in cui se pensi a tutto quello che hai da fare, da qui a quando partirai alla volta, anzi alla vuelta delle Espana, ti vien male, poi ti ricordi di Michael Ende, e della sua brillante creazione di Beppo Spazzino, sant'uomo Michael Ende. ti riprometti di riportare sul tuo blog La storia di Beppo, perchè merita.
-in cui vorrei tornare, anche solo un'ora, là, perchè tutto il resto, in funzione di quello che era, sarebbe noia.
-in cui la forza di gravità è tua nemica, cade tutto, rischi di cadere anche tu un due tre volte, insaplandoti su una merda di sasso o semplicemente perchè a ventun'anni non hai ancora imparato a sollevare bene il piede,e allora nel bel mezzo della comunità, fai un accenno di stramazzo così, gratis, nel pari, dove non c'è niente che potrebbe giustificarlo, e speri che non ti abbia visto nessuno.
IO ODIO SENTIRMI GOFFA, LO ODIO.
- in cui vorresti essere un uomo.
-In cui quando non sei impegnata a maledire le borse o a mantenere il tuo baricentro all'interno della base di appoggio, condizione biomeccanica imprescindibile alla stazione eretta senza la quale si ha l'effetto pavimento (che non c'entra con la statistica, ma col trovarsi orizzontali), lo sei nel rimuginare su ciò che nella tua vita crea dispiacere, malumore, pensieri, menate.
quindi quei giorni in cui fantastichi sul "quando ci ripenserò e mi darò della scema"
in cui ti domandi quando tornerai a stare bene, in cui rifletti sulle dipendenze, e su ciò che le genera, in cui pensi che cosa è che stai sbagliando, perchè ti ricordi, casomai te ne fossi scordata, che hai creato tutto tu, non sei la vittima ciccia, ma chi non è vittima, chi è colui che agisce e non subisce non ha diritto di sentirsi in menata, perchè hai voluto la biciletta, mò pedali.evvaffanculo.
-in cui vorresti fosse marzo, lo vorresti con tutto il cuore.
-in cui vai a allenamento, e speri che ti facciano ridere.
cià.
io, che penso positivo.
sabato 16 gennaio 2010
venerdì 8 gennaio 2010
Invece della sociologia dei processi economici.
Ore 17,biblioteca.
Ci sono momenti in cui la voglia e il bisogno di scrivere sono un unico gelato che guardo dall'alto, sciolto nella coppetta: una poltiglia marrone indistinguibile, ma buona.
Fuori dalla finestra colori desolanti, che non mi fanno percepire un baratro di schifo e dacadimento solo perchè ci sono cresciuta in mezzo, e allora non è più un orrendo palazzo anni settanta di piastrelle marroni con le tapparelle coi bordi anneriti di muffa, è piazza grande di sassuolo.
E non mi fa tristezza, anzi, è una visione familiare, credo che questa orrenda piazza che poi è un parcheggio a pagamento non mi farà mai tristezza.
Dietro alle finestre del palazzo tende da vecchi. Una ha delle tende rosse, magari è un bordello.
Non riesco mai a immaginare che in un palazzo orrendo, possano esserci appartamenti carini, per esempio, ci scommetterei il culo, che in ogni singolo attico dell'orrido coso qua di fronte abitino anziani soli, con animali annoiati, oppure famiglie tristi, persone ignoranti davanti a un televisore marrone che trasmette un riempitempo imbarazzante qualsiasi, quelli che sanno di tv italiana, magnifico.
Succede però a volte di salire scale con piastrelle a stracciatella, ingiallite, corrimano opachi neri, odore di umido, (o di casa di nonna, con la naftalina e il soffritto o il brodo di dado sul fuoco, che ci manca solo di incrociare uno con i pantaloni a zampa poi siamo in perfetto mood sixties). Per poi entrare in un appartamento e scoprire un nuovo mondo, di colori più chiari, arredamento che da benessere, di qualcuno che è riuscito sapientemente a trasformare il vecchio non dico in nuovo, ma in piacevole, in qualcosa di vivo. Nonostante le piastrelle stracciatella siano ancora lì, sotto ai divani bianchi, i mobili chiari, i tappeti colorati,le pareti bianche. Di solito i bagni fregano, vai in bagno e trovi le piastrelle marroni, una col disegno di natura morta, una senza, magari sfumate, dio che tristezza.
Ha la sciarpa scozzese su fondo beige,il colorito della pelle è sull'arancione, non dorato, le Timberland, tutto in tinta sul verde-marrone, economia.
Fuori è sempre più scuro, il ripiegarsi del giorno su sé stesso specie in una giornata scura così, è ..boh, non trovo un aggettivo.
Camminata pesante, cappellino ridicolo, specie su quell'espressione volgare, culo fuori, vedo ben oltre le fossette di venere, rossetto sul fuxia, consapevolissima degli occhi che le stanno addosso, pacchetto di paglie sul tavolo, cellulare, borsellino(osceno come il suo personaggio, fuxia, di velluto), set del perfetto studente da biblioteca, ah!! ah-ah-ah, no, grande! Tirato fuori uno di quei mini pc, è rosso come il fuoco, bello lucido, in una custodia di tessuto sintetico fiammante, si starà connettendo a facebook., wow, è un porno-pc!come fai a studiarci?
Quando hai scelto questa parte da social-zoccola-sexy-studentessa? Vuoi fare un giro nei miei occhi, due secondi li hai, dai?
Ah, n'artra...Ya -hoo, due anni fa ti odiavo, per una settimana o forse di più sei stata la mia ossessione, ci provavi col mio già allora ex moroso, ma io c'ero ancora in mezzo quindi ti volevo morta, sei anche bella, e magra come un chiodo cioccà, ecco perchè ti odiavo.
Passi e mantengo lo sguardo glaciale, non me ne frega niente di te, ma lo faccio ugualmente perchè sei ancora bella e ancora magra, due buonissimi motivi per intorvirmi da dietro questo pc e mostrarti non astio ma superiorità. Devo far ridere da fuori. E quasi quasi non ti scoppio a ridere in faccia metterndo pericolosamente a repentaglio la credibilità del mio look assassino, fiù.
Se solo tu sapessi..e invece vai a risederti, torni a far finta di studiare, zaozao!
Canzoni che avrei voglia che partissero in filo diffusione :
-preaching the end of the world.
-is this love
-the river of deceit
-rise
-tonight, tonight.
-el vals de obrero
-magnolia.
Oh, quando servono, non mi vengono mai in mente.
Mi sta sul cazzo tutto, anche sta cazzo di pagina blu ormai.
Vorrei fosse marzo.
ciao!
BENORNATA ONNI!!!!!!!!!!
Ci sono momenti in cui la voglia e il bisogno di scrivere sono un unico gelato che guardo dall'alto, sciolto nella coppetta: una poltiglia marrone indistinguibile, ma buona.
Fuori dalla finestra colori desolanti, che non mi fanno percepire un baratro di schifo e dacadimento solo perchè ci sono cresciuta in mezzo, e allora non è più un orrendo palazzo anni settanta di piastrelle marroni con le tapparelle coi bordi anneriti di muffa, è piazza grande di sassuolo.
E non mi fa tristezza, anzi, è una visione familiare, credo che questa orrenda piazza che poi è un parcheggio a pagamento non mi farà mai tristezza.
Dietro alle finestre del palazzo tende da vecchi. Una ha delle tende rosse, magari è un bordello.
Non riesco mai a immaginare che in un palazzo orrendo, possano esserci appartamenti carini, per esempio, ci scommetterei il culo, che in ogni singolo attico dell'orrido coso qua di fronte abitino anziani soli, con animali annoiati, oppure famiglie tristi, persone ignoranti davanti a un televisore marrone che trasmette un riempitempo imbarazzante qualsiasi, quelli che sanno di tv italiana, magnifico.
Succede però a volte di salire scale con piastrelle a stracciatella, ingiallite, corrimano opachi neri, odore di umido, (o di casa di nonna, con la naftalina e il soffritto o il brodo di dado sul fuoco, che ci manca solo di incrociare uno con i pantaloni a zampa poi siamo in perfetto mood sixties). Per poi entrare in un appartamento e scoprire un nuovo mondo, di colori più chiari, arredamento che da benessere, di qualcuno che è riuscito sapientemente a trasformare il vecchio non dico in nuovo, ma in piacevole, in qualcosa di vivo. Nonostante le piastrelle stracciatella siano ancora lì, sotto ai divani bianchi, i mobili chiari, i tappeti colorati,le pareti bianche. Di solito i bagni fregano, vai in bagno e trovi le piastrelle marroni, una col disegno di natura morta, una senza, magari sfumate, dio che tristezza.
Ha la sciarpa scozzese su fondo beige,il colorito della pelle è sull'arancione, non dorato, le Timberland, tutto in tinta sul verde-marrone, economia.
Fuori è sempre più scuro, il ripiegarsi del giorno su sé stesso specie in una giornata scura così, è ..boh, non trovo un aggettivo.
Camminata pesante, cappellino ridicolo, specie su quell'espressione volgare, culo fuori, vedo ben oltre le fossette di venere, rossetto sul fuxia, consapevolissima degli occhi che le stanno addosso, pacchetto di paglie sul tavolo, cellulare, borsellino(osceno come il suo personaggio, fuxia, di velluto), set del perfetto studente da biblioteca, ah!! ah-ah-ah, no, grande! Tirato fuori uno di quei mini pc, è rosso come il fuoco, bello lucido, in una custodia di tessuto sintetico fiammante, si starà connettendo a facebook., wow, è un porno-pc!come fai a studiarci?
Quando hai scelto questa parte da social-zoccola-sexy-studentessa? Vuoi fare un giro nei miei occhi, due secondi li hai, dai?
Ah, n'artra...Ya -hoo, due anni fa ti odiavo, per una settimana o forse di più sei stata la mia ossessione, ci provavi col mio già allora ex moroso, ma io c'ero ancora in mezzo quindi ti volevo morta, sei anche bella, e magra come un chiodo cioccà, ecco perchè ti odiavo.
Passi e mantengo lo sguardo glaciale, non me ne frega niente di te, ma lo faccio ugualmente perchè sei ancora bella e ancora magra, due buonissimi motivi per intorvirmi da dietro questo pc e mostrarti non astio ma superiorità. Devo far ridere da fuori. E quasi quasi non ti scoppio a ridere in faccia metterndo pericolosamente a repentaglio la credibilità del mio look assassino, fiù.
Se solo tu sapessi..e invece vai a risederti, torni a far finta di studiare, zaozao!
Canzoni che avrei voglia che partissero in filo diffusione :
-preaching the end of the world.
-is this love
-the river of deceit
-rise
-tonight, tonight.
-el vals de obrero
-magnolia.
Oh, quando servono, non mi vengono mai in mente.
Mi sta sul cazzo tutto, anche sta cazzo di pagina blu ormai.
Vorrei fosse marzo.
ciao!
BENORNATA ONNI!!!!!!!!!!
martedì 5 gennaio 2010
Juno
Tutte le volte che mi trovo a descrivere questo film, mi viene istintivo fare gli occhi a fessura e miagolare "CARIIIINO",perchè per me Juno è così, proprio carino!
Lo stile mi piace un sacco, l'ambientazione, la semplicità dei personaggi, il succedersi delle stagioni in stile fumetto.
Mi viene voglia di entrarci.
Ok,ok,ok, ci sarebbe da disquisire riguardo la leggerezza con cui viene trattato il tema, (gravidanze in adolescenza, adozione..), però boh, forse è anche un po' quello che mi piace, la leggerezza senza gravità con cui passa la storia, la fantastica figura del padre e della matrigna, bLeeker, e poi, Juno.
ok,ok,ok, patti, si, è troppo scema, però come personaggio da film, la prediligo.
memorabili le frasi:
"So che uno dovrebbe innamorarsi prima di riprodursi ma credo che la normalità non faccia per noi!"
Juno
"Io sono un veicolo di santità, tu nella pancia hai solo cibo messicano...!"
Juno
"Tesoro,La persona giusta penserà che caghi rose dal sedere.. "
Papà di Juno.
"Bleeker tu mi piaci, perchè sei come sei, e non ti sforzi"
"in realtà mi sforzo un casino".
Juno e Bleeker.
"Bè si, a parte che sul fronte tic tac credo di essere aposto fino all'università"
Bleeker.
Memorabile e più che perfetta la colonna sonora.
Per non parlare della canzone finale, cantata da loro.
Juno secondo me dice tante cose, aldilà della storia.
ANYONE ELSE BUT YOU
You're a part time lover and a full time friend
The monkey on you're back is the latest trend
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
I kiss you on the brain in the shadow of a train
I kiss you all starry eyed, my body's swinging from side to side
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
Here is the church and here is the steeple
We sure are cute for two ugly people
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
The pebbles forgive me, the trees forgive me
So why can't, you forgive me?
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
I will find my nitch in your car
With my mp3 DVD rumple-packed guitar
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
Du du du du du du dudu
Du du du du du du dudu
Du du du du du du dudu du
Up up down down left right left right B A start
Just because we use cheats doesn't mean we're not smart
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
You are always trying to keep it real
I'm in love with how you feel
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
We both have shiny happy fits of rage
You want more fans, I want more stage
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
Don Quixote was a steel driving man
My name is Adam I'm your biggest fan
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
Squinched up your face and did a dance
You shook a little turd out of the bottom of your pants
I don't see what anyone can see, in anyone else
But you
Du du du du du du dudu
Du du du du du du dudu
Du du du du du du dudu du
But you
FINISCO SEMPRE CON UN SORRISO.
adesso vado in biblio, cià!
p.s.
Il blog non è più serrato, cioè potete commentare senza menate, olè olè olè!
p.p.s i più attenti noteranno sulla destra i faccioni dell'olimpo del grunge, chi morto chi vivo, che..fa un po' nerz, in fila, sembra fatto apposta tipo da enciclopedia, ma giuro che voglio molto bene, ma molto, a ognuno di loro, e che ho solo pensato,
"oh qui di fianco mancano alcune facce mitologiche cazzo, e tac! senza volerlo, il grunge!!"
eheh
cià
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